La catena, un autista e l’infinito – #SRILARCA2014
La catena a punta oscilla al dondolare del pullman mentre lui ti guarda come un bambino. Tu sali sul pullman e lui è li. Con un sorriso da un orecchio a quell’altro e le mani strette sul volante. L‘autista di questo pullman è una specie di superuomo. Ci scarrozza dappertutto da una settimana e non si scompone mai, “giao, giao, giao” ci ripete uno per uno mentre saliamo sul bus.
Settantaquattro denti al mattino ed altrettanti alla sera quando ci annuncia l’arrivederci e la mano che sfiora una sorta di rosario probabilmente indù, come racconta Roberto, sulla sinistra del cruscotto, con tanto di foto di moglie e figli che nasconde in un’agenda nera riposta con cura accanto al frigobar. Su di lui girano strane leggende prive del tutto di conferme di tatuaggi, galline pellegrine ed altre sregolatezze, ma questa è tutta un’altra storia. Alcuni dicono che questo viaggio forse non finirà mai. Altri, ma sono pochissimi, raccontano che questa terra ha uno strano potere. Quello di cambiare il senso del tempo e di trasformare le visioni del mondo; i templi attraversati, gli sguardi scambiati, i profumi fatti propri, il vento che liscia le palme e corre lungo le risaie, perdendosi fra campi e silenzi.
Ieri, nella maestosa fortezza di Sigirya, uno di noi ha pianto dopo aver visto un bambino che si era commosso solo per aver risposto ad un saluto con la mano. L’aria che muove i respiri di quelle mura ti resta appiccicata addosso e non se ne va via più. Si interseca fra serpenti, fachiri, strani venditori di collane, massi enormi, elefanti dappertutto. “Amore e gioventù liete parole, cosa resta, come un odore, di merda secca, dietro la siepe”. Mi rimbalzano forse non a caso le parole del grande Sandro Penna, mentre guardo infondo agli occhi questi ragazzi bellissimi. Hanno cultura, conoscenza, non sono mai banali, sono preparati, educati, hanno grande senso di civiltà e si stupiscono della terra e dei suoi figli, trasmettono fiducia nel futuro. Era scritto anche a Sigirya su una pietra storta, in cima ad una scala. “Credi nei giovani, abbi fiducia in loro”. A volte sembra difficile, a volte le nuove generazioni vengono messe sotto accusa per errore. Per superficialità. Osservando i ragazzi in questo viaggio ho fatto il pieno di ottimismo per il futuro del nostro paese, perché se sarà come spero in mano a uomini e donne come loro, se saranno anche loro a disegnare l’Italia che verrà, ne sarò fiero, profondamente fiero, per quel poco che potrà valere. Forse Penna verrà smentito. Me lo auguro soprattutto perché la gioventù, nel suo senso più alto del termine, una generazione così, potrà saperla farsela restare dentro anche quando sará vecchia.
L’autista di questo pullman nonostante storie sui tatuaggi e amori perduti guida per queste strade tortuose ballerine come un Dio. Mi sembra l’autista del mondo. Che ci guida verso la vita. Quella vera. Quella che ci aspetta fuori da questo sogno, che ormai sta per finire. Mancano pochi passi, una spiaggia, un mare e l’infinito. Poi spazio alla malinconia.